Il Premio Sacco 2015 a Massimo Palanca

All’Auditorium Casalinuovo, tutti in piedi ad applaudire O’Rey, Un mito, una leggenda, il re del pallone giallorosso.

 

Un mito, una leggenda, il re del pallone giallorosso. Sono trascorsi trent’anni da quando ha lasciato Catanzaro, ma non è mai stato dimenticato. È Massimo Palanca, che in occasione della settima edizione del premio sportivo Umberto Sacco è tornato a “casa sua”. Ad attenderlo un numeroso pubblico, che al suo arrivo sul palco dell’Auditorium Casalinuovo non contiene più l’emozione. Tutti in piedi ad applaudire O’Rey, che, mostra chiaramente la sua commozione nel ricevere un abbraccio così caloroso da parte di quella gente che nel tempo lo ha apprezzato e amato non soltanto per le sue rare capacità calcistiche, ma soprattutto per il suo modo di comportarsi, di parlare e di confrontarsi con le persone. Non si smentisce neppure in questo suo ritorno, e con semplicità e un velo di timidezza sorride e saluta con un cenno della mano. Poi, prende posto, e sollecitato dalle domande dei due conduttori Nico De Luca e Carlo Talarico, si dimostra preparato sulle vicende del campionato del Catanzaro che si è appena concluso, e aggiunge anche qualche consiglio per il futuro. La parola d’ordine è programmazione, che, però deve necessariamente trovare una base solida su cui poggiare. Questa deve essere costituita da un settore giovanile efficiente e a cui dare stimoli e fiducia. Nel corso della serata, tra aneddoti e ricordi, Palanca regala qualche altra perla di saggezza calcistica. Primario, ha detto, è il completamento dei lavori allo Ceravolo, e poi Società, tifosi, squadra e amministrazione comunale devono remare tutti nella stessa direzione, perché il Catanzaro è un bene di tutti. Quel Catanzaro che a lui gli ha regalato tante gioie e soddisfazioni, e anche tanti amici, come il tifoso Pietro Rubino, da poco scomparso e a cui ha dedicato, tra le lacrime, un messaggio profondo e sentito. Ancora una volta ha dimostrato agli occhi di tutti, vecchie e nuove generazioni, che il suo punto di forza è sempre stata l’umiltà e la sensibilità di un grande uomo, modello di un calcio molto distante dai tatuaggi, dalle mode e dalle creste che i giocatori di oggi sfoggiano “senza alcuna decenza”. 

Gli altri due protagonisti di questa edizione del premio Sacco sono stati gli ex giocatori giallorossi: Alfredo Ciannameo e Antonio Soda.