Angela e Pompei ammaliano studenti e docenti al ‘Fermi’

Un’incomparabile dote di grande comunicatore. È questa la qualità con cui Alberto Angela, paleontologo, giornalista e divulgatore scientifico, è riuscito adottenere da anni una straordinaria popolarità con i suoi programmi televisivi. La stessa con cui ieri ha catturato l’attenzione di un numeroso pubblico, per lo più giovane, che ha affollato l’Auditorium dell’Istituto Fermi, in occasione dell’appuntamento inserito nel programma invernale del Progetto Gutenberg e promosso dalla libreria Ubik. Durante  l’evento è stato presentato il suo ultimo libro dal titolo “I tre giorni di Pompei: 23-25 ottobre 79 D.C. ora per ora la più grande tragedia dell’antichità”.  Un’opera in cui l’autore indaga sulle verità della catastrofe che distrusse la città campana fornendo novità, curiosità e ribaltando luoghi comuni  legati a quell’evento. Il suo è un racconto della storia che non rimane fine a se stesso, ma che attraverso un approccio moderno è capace di creare un utile collegamento tra passato e presente. “Leggendo un libro sulla Roma antica – ha spiegato Angela –  ci si accorge che il loro mondo è uguale al nostro, e guardando i problemi di allora viene naturale fare un paragone. Da qui, si iniziano ad apprezzare aspetti odierni che, di solito, vengono sottovalutati. Ad esempio sapere che l’età media dei romani era di quarant’anni, mentre la nostra si è alzata quasi del doppio. Si riscontrano le similitudini, in alcuni ambiti la loro superiorità come nel caso del loro senso del bello. Nelle case dei Romani c’erano molti affreschi, usavano avevano vestiti colorati, e amavano molto i colori. Loro vivevano la metà di noi ma riuscivano a farlo con un’intensità che può solo fare invidia”. Sono pagine di storia da cui attingere tesori inestimabili. Quelle pagine che appartengono esclusivamente ad un libro che nella sua dimensione cartacea può regalare delle sensazioni magiche. “Sfogliarlo e tenerlo tra le mani – ha affermato l’atteso ospite – è come instaurare una conversazione con gli antichi”. A dare maggiore efficacia a questo messaggio sono state le parole del Presidente del Gutenberg, Armando Vitale che da anni conduce una battaglia, attraverso diverse iniziative, per diffondere la cultura del libro. “I libri sono compagni di vita. Oggi abbiamo la possibilità – ha affermato – di consultare una varietà di fonti tra cui quelle legate al mondo del web, ma bisogna farlo senza dimenticare che il libro ha una profondità unica”. A prendere parte ai lavori, moderati da Maria Saveria Ruga, storico dell’arte, anche Patrizia Curcio, docente del Liceo Classico Galluppi e il giovane archeologo Alessandro Russo. Proprio con quest’ultimo Alberto Angela ha avviato una conversazione finalizzata ad evidenziare l’importanza degli scavi condotti nel tempo a Pompei per la ricostruzione dell’evento catastrofico che ha distrutto la città. La sua opera è infatti il frutto di 25 anni di confronti con gli archeologi, ma anche con i vulcanologi e i ricercatori. “Ho frequentato quei posti come un esploratore e ogni volta conversando con questi specialisti ho aggiunto un colpo di pennello diverso di un grande affresco che, pian piano, è tornato alla luce. Ho riassunto e ricollegato tutto questo materiale e ne riemerge alla fine il volto di Pompei. Ma ho voluto rimarcare soprattutto uno spaccato di società fatta di gente che amava l’esistenza. Racconto una città dinamica fatta di intrecci personali e professionali, di persone con propri interessi e passioni, e di storie d’amore”. Il volume firmato da Alberto Angela, dunque, evidenzia l’aspetto più umano della storia di Pompei, che è un sito straordinario, un vero e proprio museo, dove gli oggetti hanno già una loro collocazione. Sono questi oggetti a raccontare la vita quotidiana di persone realmente vissute che sono divenuti i personaggi di questa opera. Quelle vittime della sciagura causata dal “Vesuvius”, che oggi compaiono “impropriamente”nei selfie dei turisti.

Rosita Mercatante

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