Gli emodanneggiati calabresi chiedono aiuto

Costituita un’associazione per far valere per i propri diritti. Chiamato in causa il commissario Scura.

 Un’unica voce unanime può ottenere più ascolto. È questa la convinzione dei 1027 emodanneggiati calabresi che hanno deciso di costituire un sodalizio per far valere le proprie pretese e condurre la battaglia per i propri diritti. Una battaglia che ciascuno di loro, vittime della negligenza dello Stato, porta avanti da quando gli è stata negata un’esistenza normale. A presentare la neo associazione durante una conferenza stampa svoltasi nella sala Giunta della Provincia sono stati il Presidente Rosina Mendicino e il Vicepresidente Pasquale Serra.

 A causa di trasfusioni o di somministrazioni di emoderivati effettuate con sangue infetto gli associati hanno riportato malattie irreversibili e disabilitanti, che li hanno costretti all’emarginazione, all’umiliazione, alla solitudine.

 Ma difronte ad un destino “avverso” che la vita ha riservato loro, non si sono voluti arrendere: hanno lottato per ottenere il riconoscimento del danno subito, grazie alla legge n. 210 del 1992, e di conseguenza per ricevere un vitalizio – seppur minimo che ammonta a poco più di mille euro ogni due mesi . una somma necessaria al fine di affrontare le spese di cura e che per alcuni rappresenta l’unico mezzo di sostentamento. I pagamenti da parte della Regione Calabria, ente che opera in maniera intermedia tra gli indennizzati e lo Stato, non vengono erogati da ben 8 mesi.

All’incontro si è notata l’assenza dei rappresentanti istituzionali, in particolare del Commissario alla Sanità Massimo Scura a cui i fondatori del sodalizio avrebbero voluto rendere note le proprie problematiche. Ad accogliere l’invito del Gruppo degli emodanneggiati calabresi è stato invece il consigliere regionale di opposizione Giuseppe Mangialavori.