
di Nico De Luca – Invalido civile al 100% ed inabile al lavoro con la stessa massima percentuale.

La conferma arriva dal referto della Commissione Medica Superiore di Roma, quella romana, che ha visitato nuovamente il sig. Antonio Mascaro, un (ex) imprenditore meccanico di Borgia (Catanzaro) di cui la nostra redazione aveva raccolto lo sfogo-appello.
Ma anche stavolta l’INPS ha determinato che il soggetto in questione non ha diritto all’ accompagnamento. Un verbale che ha di nuovo suscitato le rimostranze della famiglia Mascaro probabilmente decisa a proseguire la sua battaglia.
Ma qual è l’esatta differenza tra il bisogno ed il diritto?
Per comprendere e capire quali siano le esatte determinazioni della legge, peraltro esplicitata abbastanza chiaramente già sui siti istituzionali; ma soprattutto lontani dalle suggestioni popolari dei social, Calabria7 è stata presso la sede INPS di Catanzaro in via Lombardi chiedendo di interpellare qualche responsabile.
“Sono tre i criteri che la legge prevede per assegnare l’accompagnamento ad un invalido – ci dice il dott. Eugenio Cupelli, coordinatore dell’Unità Operativa Legale INPS di Catanzaro e coordinatore medico regionale.
Anzitutto occorre avere riconosciuta una invalidità totale e la completa inabilità al lavoro. Una volta ottenuto questo requisito necessitano altre due condizioni: che il soggetto sia impossibilitato a deambulare, neppure mediante ausili protesici; e che non riesca a compiere gli atti abituali della vita quotidiana.
Nel caso di specie del signor Mascaro, ma anche in tanti altri analoghi, la commissione Inps giudica lo stato di salute del soggetto alla luce di queste indicazioni ed applica la norma con grande serenità di giudizio”.
In pratica sono tanti i soggetti ammalati, anche oncologici, i quali riescono comunque ad effettuare gli atti comuni della vita quotidiana (lavarsi, bere da soli, mangiare, pettinarsi, telefonare) e per questo non hanno diritto ad accompagnatore.