
Quattro opere tra le più importanti del patrimonio storico artistico della città.
Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano di Catanzaro, e CONCENTRICA, grazie alla sensibilità e all’accoglienza dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, nella persona dell’Arcivescovo Monsignor Vincenzo Bertolone, dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici e della Basilica di Maria Santissima dell’Immacolata, in collaborazione con il Circolo culturale “Placanica”, hanno promosso sabato 3 Gennaio una eccezionale esposizione nella Basilica di Santa Maria Immacolata per scoprire i quattro gruppi ceroplastici della De Julianis figuranti la Deposizione di Cristo, il Memento mori, l’Adorazione dei pastori, l’Adorazione dei Magi, finalmente e per pochissime ore collocati in basso, su quattro altari della Basilica, per garantirne il pieno godimento e l’ammirazione da parte della cittadinanza.In particolare, CONCENTRICA è orgogliosa di ringraziare il Professor Vittorio Sgarbi, che ben conosce e ama queste opere e che, come gesto di amicizia, ha voluto onorarci della sua complicità, con un testo in cui palesa l’importanza e il valore inestimabile di questi tesori nascosti.
Di seguito il testo di Vittorio Sgarbi con la mirabile descrizione delle opere di Caterina de Julianis:
“Perché la meraviglia non abbia fine
Tra le cere più famose d’Europa quattro sono nella chiesa di Santa Maria Immacolata a Catanzaro. Si tratta di due episodi della vita di Cristo neonato, l’Adorazione dei magi e l’Adorazione dei pastori, l’Andata al sepolcro del Cristo morto e il Memento Mori. Opere di invenzione originale riferite a Caterina de Julianis, celebre ceroplasta, che si specializzò in un’arte che consente precisione e poesia. In particolare, la de Julianis fu versata nelle localizzazioni con lussureggianti paesaggi, alberi, frutti. A Benedetto Croce non dispiacquero le sue fantasiose variazioni ed è evidente che esse sono frutto di disciplina e di studio. Nel caso specifico lo studio è sul più straordinario e macabro ceroplasta del Seicento: Gaetano Zumbo, presso il quale Caterina fu per quindici anni. Ciò che in Zumbo fu drammatico e mortifero è nella de Julianis fantasioso, vivido, allegro; ma entrambi aspirano a meravigliare con i loro mondi paralleli, con diverse tensioni espressive. Anche oggi le cere della de Julianis chiedono ammirazione e di essere rivelate ai cittadini di Catanzaro, chiedono di poter continuare a vivere. Perché la meraviglia non abbia fine”.