‘Sindaco, pretendo la tutela della mia sicurezza’

Il testo di una lettera che ci ha inviato la nostra lettrice, signora Stefania, abitante nel quartiere Corvo e più volte interessata da episodi di microcriminalità

“Illustrissimo sig. Sergio Abramo, sindaco di questa città, cercherò, con tutte le mie forze di esprimermi come comunque si conviene nei confronti di un’istituzione. Vede appartengo alla generazione della buona educazione, sempre e comunque. Non riesco a capire come si continui a fare orecchie da mercante nei confronti di cittadini onesti che pagano per avere servizi negati, concessi invece a chi non li merita. La città è nel degrado totale da nord a sud, ogni cosa ormai è diventata un disservizio. Io pretendo delle risposte.
Noi cittadini non veniamo in alcun modo tutelati da questa piaga di delinquenti che ormai la fanno da padrone tenendo tutti sotto scacco e inventando un espediente dopo l’altro, giorno dopo giorno per arricchirsi senza fatica, truffando quasi sempre le persone più deboli, come i nostri cari anziani. Cosa esattamente vuole che succeda per intervenire, magari che si raggiunga un tale livello di esasperazione che porterà qualcuno alla ricerca della giustizia sommaria trasformando la città già invivibile, in un far west.
Io amo la mia città, pretendo che sia a mia misura, a misura di bambino, a misura di anziani. Voglio che i miei beni mobili ed immobili, rimangano appunto miei e non di altri. Voglio poter uscire la sera a che ora mi pare e non dover temere per la mia incolumità, passando per certe zone, magari perché sono donna e sono sola e indifesa
Si pretendo, ha capito bene, pretendo. E se lei non la pensa come me e come tutti i cittadini onesti di questa città, per fortuna ancora tanti, faccia il favore di andarsene e lasciare il posto a qualcun altro. Oggi è la festa dei nonni, ci pensi a tutelarli questi anziani che sono la nostra ricchezza.”

Non sappiamo se il sindaco leggerà questa lettera e se avrà tempo e voglia di rispondere. Di certo il problema è sempre una ferita aperta, che malgrado piccole medicazioni e tanti ‘dotti medici e sapienti’ abbiano detto la propria, non guarisce, provocando sofferenze continue ad un quartierei altrimenti tranquillo e desideroso di vivere bene la propria città.