
Un sodalizio, con base operativa nel Soveratese e con proiezioni in altre realtà nazionali ed estere, che aveva come leader Vincenzo Aloi, nipote di Vincenzo Gallace, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta radicata a Guardavalle. Le attività investigative iniziate nel 2017 e che all’alba di oggi hanno portato ad un decreto di fermo a carico di 24 indagati hanno evidenziato la capacità degli indagati di far arrivare importanti quantitativi di cocaina anche nelle più competitive piazze di spaccio del Milanese e del Maceratese. “Un’indagine di serie A sul piano probatorio, che ha permesso di sgominare un’associazione a delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso e dall’aver indotto minori a commettere reati. Un’associazione armata. Ha detto il procuratore capo Nicola Gratteri– con il suo pedigree: la famiglia Gallace di Guardavalle, il cui potere, non era limitato al Soveratese, ma si è estrinsecato anche nel Lazio, a Nettuno. Un’operazione proiettata a Milano, che è la piazza più importante di droga in Europa, un blitz imponente, perché ha coinvolto le stazioni di tutta la Compagnia di Soverato con intercettazioni capillari che hanno consentito di filmare tutto il trasporto di droga. La prova che questa era un’associazione viva- ha aggiunto Gratteri- che si stava preparando per la stagione estiva è che stanotte i carabinieri hanno trovato chili di droga, bilancini, sostanze da taglio, interrompendo un business che si sarebbe potenziato proprio questa estate quando la regione si triplica di turisti e si triplicano anche i consumatori”. Gli inquirenti, gioco-forza hanno dovuto agire con un decreto di fermo, vergato dai sostituti Debora Rizza, Tito Valerio, Veronica Calcagno, perché il rischio che i promotori dell’associazione stavano cercando di darsi alla fuga e andare in Svizzera era alto . “Non solo abbiamo decapitato il regime di monopolio di ogni tipo di droga su Soverato- ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto– ma abbiamo evitato l’ulteriore coinvolgimento dei minori, nella duplice veste di spacciatori e cessionari. Il dato inedito è che questa associazione aveva una disponibilità di cocaina, che esuberava di gran lunga l’offerta. Si è riusciti a dimostrare che chili e chili di droga fossero convogliati sia a Milano che nel Maceratese.L’indagine è stata condotta dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia Carabinieri di Soverato, con il supporto delle Stazioni Carabinieri di Guardavalle, Davoli, Soverato, Satriano, Cardinale e Gasperina. In questa circostanza- ha affermato il comandante provinciale Catanzaro Marco Pecci– voglio sottolineare l’importanza delle Stazioni nelle province di Catanzaro, per rendere concreto il radicarsi delle Stazioni contro un sodalizio strutturale. Il lavoro delle Stazioni ha consentito di rafforzare il controllo sul territorio e di fermare questi circuiti, riportando la legalità nel territorio. Aver neutralizzato questo monopolio in piena stagione estiva, significa affrontare con serenità la prossima stagione estiva. Il tenente colonnello del Reparto operativo dei Carabinieri Giuseppe Carubia ha riperso l’attività di indagine iniziate nel 2017, evidenziando come diversi indagati, durante l’attività investigativa abbiano cercato di eludere i controlli, sia con forme di resistenza attiva che passiva. “Questo ci ha indotto a irrobustire le forze con il contributo di duecento carabinieri, dell’eliportato Cacciatori, dell’elinucleo per avere assistenza dall’alto e due unità cinofile. Ulteriore valore aggiunto dell’operazione è stato dato anche dagli accertamenti patrimoniali, che hanno consentito alla Dda di emettere un decreto di sequestro di beni preventivo per 500mila euro, ulteriori 500 mila euro sono stati trovati stanotte e sottoposti a sequestro”. Un’inchiesta nata in seguito al ritrovamento di un sequestro di droga, apparentemente abbandonato: “Da qui- ha detto il comandante dei Carabinieri di Soverato Gerardo De Siena– è stato possibile ricostruire il sodalizio . L’indagine Last Generation, il cui nome trova la sua ragione nella giovane età degli indagati, ha dimostrato la loro spregiudicatezza. Numerosi sono stati gli episodi di resistenza e di violenza e in alcuni casi i militari hanno riportato lesioni e sono stati oggetto di ritorsioni loro stessi e i familiari”. De Siena ha ribadito come gli indagati avessero agito sotto l’effetto di droga “complicando l’esecuzione delle attività. Esisteva piena consapevolezza dei minori di far parte di un sodalizio e le donne fermate rivestivano ruoli apicali all’interno dell’organizzazione”. I beni sottratti alla disponibilità degli indagati sono un esercizio commerciale, un capannone industriale, una barca, un appartamento, 4 autovetture, 16 conti correnti e depositi postali.