Alunna messa all’angolo perché disabile, scatta la denuncia per due insegnanti di Catanzaro

di Gabriella Passariello

Discriminata, perché affetta da gravi deficit cognitivi e di deambulazione, trattata con indifferenza dai suoi due insegnanti di sostegno, che avrebbero dovuto occuparsi di lei nell’arco dell’orario scolastico che va dalle 9 alle 13, lasciata spesso in una stanza da sola, abbandonata a se stessa, senza avere la possibilità di essere coinvolta nelle attività formative di classe o di poter giocare con i suoi compagni. Si tratta di un nuovo caso di discriminazione, avvenuto nello stesso istituto scolastico di Catanzaro, dove venti giorni fa esplose il caso dell’alunno disabile escluso dalla gita scolastica.  La mamma, accompagna a scuola la sua bambina, ma spesso non trova gli insegnanti di sostegno designati alla sua istruzione e quando va a riprenderla si accorge che non viene assistita, “la trovo tutta sbavata, bagnata fino ai pantaloni”.

   

Messa all’angolo.  La minorenne sarebbe stata lasciata da sola in un angolo di una stanza, costretta per circa 4 ore a stare seduta su una sedia scomoda per lei, senza mangiare, senza essere aiutata a deambulare, aggravando le già precarie condizioni di salute della bambina. Fatti tutt’altro che sporadici, che si sarebbero ripetuti più volte nell’arco dell’anno scolastico. Un atteggiamento discriminante, denunciato dalla mamma alla dirigente dell’istituto scolastico, sperando invano che le cose potessero cambiare, ma la bambina continua ad essere emarginata e in occasione di una recita, viene messa in disparte a guardare come spettatrice i suoi compagni recitare. C’è di più. La mamma viene convocata insieme ai suoi insegnanti di sostegno dal Gruppo operativo interno per l’assistenza di base agli alunni con handicap (G.i.o) lo scorso mese di marzo, lei non manca all’appuntamento, mentre i due professori d sostegno sono assenti, giustificandosi di non essere stati avvertiti dalla dirigente. Il G.i.o prescrive ai professori lo svolgimento di alcuni esercizi per agevolare la comunicazione della minore, attraverso lo scambio di immagini, il cosiddetto Pecs. Si tratta di un sistema di comunicazione, che si propone di sviluppare la comunicazione funzionale, attraverso un programma di apprendimento a piccoli passi che comprende sei fasi, ma i professori avrebbero omesso di far svolgere all’alunna diversamente abile questi esercizi indispensabili per consentirle di poter indicare ad esempio la necessità di bere acqua, “mia figlia più volte arrivava a casa assetata”. Una serie di fatti, che parlano di esclusione e di emarginazione, avvenuti all’interno di una struttura deputata all’inserimento sociale, inseriti nero su bianco in una querela firmata dalla madre della piccola alunna disabile, entrambe assistite dal legale Antonello Talerico.

Fonte