
Dalla querela all’inchiesta. La Procura di Catanzaro ci vuole vedere chiaro sulla vicenda della ragazzina discriminata a scuola, perché affetta da gravi deficit cognitivi e di deambulazione. Il sostituto procuratore Anna Chiara Reale, che ha aperto un fascicolo di indagine sulla vicenda, al momento contro ignoti, è a caccia di riscontri per stabilire se l’alunna sia stata trattata con indifferenza dai suoi due insegnanti di sostegno, che avrebbero dovuto occuparsi di lei nell’arco dell’orario scolastico che va dalle 9 alle 13 , se è stata lasciata da sola in un angolo di una stanza o costretta per circa 4 ore a stare seduta su una sedia scomoda per lei, senza mangiare, senza essere aiutata a deambulare, aggravando le già precarie condizioni di salute della bambina. Al vaglio del magistrato l’esistenza di presunte ipotesi di abusi, di maltrattamenti o di omissioni su fatti, che in base alla querela della madre, sarebbero stati tutt’altro che sporadici nell’arco dell’anno scolastico.

Una storia di emerginazione. Un atteggiamento discriminante, denunciato dalla mamma alla dirigente dell’istituto scolastico, sperando invano che le cose potessero cambiare, ma la bambina continua ad essere emarginata e in occasione di una recita, viene messa in disparte a guardare come spettatrice i suoi compagni recitare. C’è di più. La mamma viene convocata insieme ai suoi insegnanti di sostegno dal Gruppo operativo interno per l’assistenza di base agli alunni con handicap (G.i.o) lo scorso mese di marzo, lei non manca all’appuntamento, mentre i due professori d sostegno sono assenti, giustificandosi di non essere stati avvertiti dalla dirigente. Il G.i.o prescrive ai professori lo svolgimento di alcuni esercizi per agevolare la comunicazione della minore, attraverso lo scambio di immagini, il cosiddetto Pecs. Si tratta di un sistema di comunicazione, che si propone di sviluppare la comunicazione funzionale, attraverso un programma di apprendimento a piccoli passi che comprende sei fasi, ma i professori avrebbero omesso di far svolgere all’alunna diversamente abile questi esercizi indispensabili per consentirle di poter indicare ad esempio la necessità di bere acqua, “mia figlia più volte arrivava a casa assetata”. Una serie di fatti, che parlano di esclusione e di emarginazione, avvenuti all’interno di una struttura deputata all’inserimento sociale, inseriti nero su bianco in una querela consegnata ai carabinieri e firmata dalla madre della piccola alunna disabile, (entrambe assistite dal legale Antonello Talerico), su cui la Procura adesso vuole fare piena luce.
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